Consumo di suolo zero al 2050: la Camera approva la legge

Azzerare il consumo di suolo entro il 2050, tutelare le aree agricole, incentivare la rigenerazione urbana attraverso regimi fiscali di vantaggio, semplificare le procedure per gli interventi di riqualificazione e favorire l’efficienza energetica del costruito attraverso demolizioni e ricostruzioni.
 
Questi i principi cardine della Legge sul contenimento del consumo del suolo approvata ieri dalla Camera e che ora passa al Senato.
 

Contenimento del consumo di suolo: la riqualificazione urbana

Per centrare l’obiettivo di azzerare il consumo di suolo entro il 2050 si punta sulla rigenerazione urbana e l’edilizia di qualità che saranno incentivate anche sul piano fiscale.
 
La legge introduce il principio secondo cui i Comuni, nelle loro scelte di pianificazione, dovranno fornire un'adeguata motivazione rispetto a nuove scelte di espansione, dando priorità assoluta alla rigenerazione delle aree già urbanizzate.
 
Si assegna inoltre una delega specifica al Governo, da esercitare entro 9 mesi, per semplificare le procedure per gli interventi di rigenerazione delle aree urbanizzate degradate, e stabilire un regime di favore sugli oneri di urbanizzazione per gli interventi di ristrutturazione edilizia.
 
La legge prevede anche che i proventi dei titoli abilitativi edilizi e delle sanzioni previste dal testo unico dell’edilizia siano vincolati alle opere di urbanizzazione, agli interventi di riqualificazione e rigenerazione urbana, alla demolizione dei manufatti abusivi e al verde pubblico.
 

Legge sul consumo di suolo: la fase transitoria

Il provvedimento norma il periodo transitorio, cioè di passaggio dalle vecchie alle nuove regole.
 
Saranno fatti salvi i procedimenti in corso, gli interventi e i programmi di trasformazione derivanti dalle obbligazioni di convenzione urbanistica derivanti dalla Legge Urbanistica (L. 1150/1942) previsti nei piani attuativi, per cui i soggetti interessati abbiano presentato domanda di approvazione prima dell’entrata in vigore della legge.
 
In salvo anche le varianti il cui procedimento sia stato attivato prima dell’entrata in vigore della legge e che non comportino modifiche alle dimensioni dei piani attuativi.
 

Consumo di suolo: censimento delle aree dismesse

Il provvedimento inoltre, riprendendo una proposta di Legambiente, prevede che i Comuni facciano un censimento degli edifici sfitti e delle aree dismesse, non utilizzate o abbandonate, per creare una banca dati del patrimonio edilizio pubblico e privato inutilizzato, disponibile per il recupero o il riuso, in alternativa al consumo di suolo inedificato. In tal modo sarà più facile per le amministrazioni locali monitorare quanto avviene nel territorio.
 
La norma istituisce anche un albo dei Comuni virtuosi, che acquisiscono priorità nell’accesso a finanziamenti pubblici per progetti di rigenerazione urbana, bonifica e di agricoltura in città.
 

Consumo di suolo: riqualificazione energetica e qualità edilizia

Allo scopo di favorire la sicurezza e l'efficienza energetica del patrimonio edilizio esistente, per gli edifici residenziali in classe energetica E, F o G, o inadeguati dal punto di vista sismico o del rischio idrogeologico, sarà consentita la demolizione e ricostruzione, all'interno della medesima proprietà, di un edificio di pari volumetria e superficie utile, che preveda prestazione energetica di classe A o superiore e un'occupazione e un'impermeabilizzazione del suolo pari o minore rispetto a quelle antecedenti la demolizione.

Tali interventi non saranno considerati interventi di nuova costruzione e pertanto saranno esonerati dal pagamento del contributo di costruzione, “fatta salva la parte eccedente la volumetria esistente, qualora le norme urbanistiche vigenti consentano tale aumento”.
 
Questa possibilità però non sarà applicabile ai centri storici o nelle aree di particolare pregio storico artistico.
 

Consumo di suolo zero: tutela delle aree agricole

Viene riconosciuto a tutti gli effetti il suolo come un bene comune ed un risorsa non rinnovabile, tutelando i terreni agricoli come luoghi atti alla produzione di cibo.
 
Il provvedimento approvato stabilisce infatti che per 5 anni i terreni che hanno beneficiato di finanziamenti pubblici legati alle politiche agricole comunitarie (PAC) e ai piani di sviluppo rurale (PSR) non potranno cambiare la destinazione d’uso.
 
Il provvedimento introduce il concetto di compendio agricolo neorurale come insediamento rurale oggetto dell’attività di recupero e riqualificazione che viene provvisto delle dotazioni urbanistiche ed ecologiche e delle nuove tecnologie di comunicazione e trasmissione dati, in modo da offrire nuovo sviluppo economico ed occupazionale.
 
Regioni e Comuni, nell’ambito degli strumenti urbanistici di propria competenza, potranno prevedere la possibilità di qualificare gli insediamenti rurali come compendi agricoli neorurali con l’obiettivo di favorire lo sviluppo economico sostenibile del territorio.

13.05.2016 Edilportale